matteo costanzo

L’incedere artistico di Matteo Costanzo si articola in primis attraverso un meticoloso e ossessivo processo psicofisico di ricerca, selezione e accumulazione di contenuti. Trasfigurati da uno sviluppo di disfacimento e manipolazione, sovversione ed alterazione che esplorando la natura dell’immagine, del taglio e del format, pone domande sul tempo, sulla condizione umana, sulla soggettivazione e sull’arte. Utilizza materiali, oggetti o media che hanno perso la loro utilità, il loro consumo o la loro primaria funzione. Preesistenti, re-inquadrati, manipolati per venire dirottati su nuovi formati e funzionalità. I risultati vanno dalla messa in discussione del collage e della pittura a quello della scultura/installazione, dal consumismo capitalista a quello dello spazio-tempo individuale, tracciando un percorso in divenire in cui convivono schermi e appropriazione d’oggetti, videomaking e photoediting, procedimenti di arte generativa e pittura tradizionale. La tensione incessante di questo lavorio è quella di porre nuove domande incurante delle risposte, pretesto per una continua analisi della realtà fondata sull’esperienza. L’opera così ottenuta non è più lo scopo o il risultato ma il mezzo per non rimanere paralizzati. In questo modo si configura un dis-farsi che è un’epistemologia della ricerca stessa.

MATTEO COSTANZO

nato a Roma (1985)
vive e lavora tra Pesaro e Roma

studi

2016 ABA Urbino, Pittura, I Livello
2018 ABA Urbino, Pittura, II Livello

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VIR residenza maggio agosto 2020

ONLINE PROJECTS

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"The Colouring Book" curated by Rossella Farinotti and Gianmaria Bigazzi | "#Laculturanonsiferma" curated by Marcello Smarrelli and Centro Arti Visive Pescheria Pesaro | "Ti do la mia parola" curated by Buik Collective | "Emergencyexit_artinquarantine" curated by Adriana Rispoli | "Squareproject" curated by Balloon_project | "The Artist Stays Home" curated by Metodo Milano
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focus

self_redemption_room

L’inedito processo innescato in residenza, come di consueto quando affronto un esperienza di questo genere, ha visto la formalizzazione di una serie di dispositivi intitolata self_redemption. Il titolo gioca con l’accostamento dei significati delle parole in inglese self portrait e redemption (autoritratto e riscatto). Le sculture nascono come un tentativo impossibile e simultaneo di autoritratto e di auto-riscatto, auto ritraendomi nella figura simbolico/immaginaria e trasfigurante di un noto character degli anni 80/90, l’antagonista delle serie “He-Man the masters of the universe”. Skeletor è un villain sui generis e forse tra i “cattivi” più popolari di sempre, non propriamente malvagio, la sua natura è più che altro curiosa, stravagante e grottesca.

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